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San Rossore a Pietrasanta

Il culto al soldato martire romano del III secolo, Lussorio, diventato poi Rossore, ebbe una importante testimonianza in Toscana in monastero medievale e in una vasta tenuta-parco ancora oggi presente alle porte di Pisa.
Arrivò qui dalla Sardegna, secondo tradizioni comuni al mondo cattolico, cioè tramite il trasferimento di ossa-reliquie che, nel caso pisano, sono custodite al Museo Nazionale. Nell’isola invece si trova rappresentato come San Lussorgiu nel circondario di Montiferru di Oristano, noto per le miniere di ferro, piombo e manganese già al tempo dei Romani.
Anche nel territorio di Pietrasanta ad Argentiera, dette il nome ad una chiesetta documentata nel secolo XI: così riporta Vincenzo Santini (1807 - 1876) riguardo ai luoghi della Versilia. Si trovava sulle Alpi a Gallena, mentre Argentiera è associato anche a un castello nel distretto di Farnocchia. Come dice il nome, vi si trovavano delle miniere di piombo argentifero, sfruttate anch’esse dai Romani (almeno a “Galena”, v. il Santini). Probabilmente, anche se non c’è piena certezza, fu la stessa chiesetta che appare in due carte quattrocentesche inedite del monastero di Fregionaia-Maggiano di Lucca. Nella prima è scritto:

“S. Rossore
Reverendus dominus Baldasare archipresbiter domus renuntiavit in manus abbatis S. Pontiani beneficium S. Rosorii de Petra Sancta. Carta per manus ser Michaelis de Camaiore.
Reverendus abbas suprascriptus posuit nos in posessionem suprascripti beneficii ut continetur in privilegio nobis facto a santissimo papa Eugenio. Carta per manus ser Pietri de Camaiore 8 Ianuarii 1436”.

Ovvero San Rossore nel 1436 fu il titolo di un “beneficio”, cioè di un patrimonio-rendita legato a un ufficio ecclesiastico non specificato. Appartenne all’arciprete poi vescovo lucchese Baldassarre Manni, rettore dello spedale di San Giacomo. Giunse, attraverso l’abate di San Ponziano e per privilegio di Eugenio IV, in mano dei Canonici di Fregionaia. È ricordato durante un particolare periodo di turbolenza. Pietrasanta infatti era contesa tra Genova con alleati i fiorentini e Lucca appoggiata dalle truppe del duca di Milano. Restò genovese dopo la pace del 1441. San Rossore invece continuò ad essere di proprietà di Fregionaia, come appare nella seconda carta:

“Pietra Sancta
Stefanello di Grigoro da Stretoia di quello di Pietrasanta questo dì 20 agosto 1460 prese in alogagione da me don Piero di quello di Regio come procuratore indegno del monisterio di Fregionaia tre del dicto monisterio pezzi di terra della ragione di sancto Rossore posti a Stretoia; lo primo pezzo si è terra campia posto a Stretoia in loco dicto a la Cornia li altri due sono con ulivi posti ut supra in loco dicto in Montorno con suoi confini [...] carta per mano di ser Pellegrino da Castelletto al presente notaio a la corte di Pietra Sancta [...].

A commento si può dire che Strettoia (esistente) fu sede anch’essa di un castello medievale e di ferriere. Ebbe prossimo il monte Palatina (regia sylva nei secoli X-XI), che fu un nome tipico di terre pubbliche del “palazzo”, incolte e mantenute tali a protezione di importanti distretti, in questo caso delle miniere.

Paola Ircani Menichini, 6 settembre 2019. Tutti i diritti riservati

Le miniere delle Argentiere nel Catasto ottocentesco di Ruosina.